Ci si risente
Recentemente sono stato invitato a partecipare a un’altra puntata di Casual Podcast di Federico Travaini e Diego Petrucci, per parlare soprattutto di come io riesca a continuare a utilizzare in maniera efficace dispositivi considerati ormai obsoleti, e di come questo sia in parte frutto di una scelta consapevole.
Come per la terza puntata, anche in questo caso ho passato un’ora molto piacevole chiacchierando con Federico e Diego, che ringrazio ancora per la gentilezza e l’ospitalità, e spero sarà un’ora piacevole anche per chi ascolta.
La collezione di Mac
Possiedo parecchi Mac, di varie epoche: dai primi compatti (il Mac 128k originale, un Mac SE, un SE/30, un Macintosh Classic e un Macintosh Colour Classic), a vecchi tower come il Quadra 950 e il Power Macintosh 9500/132 (che negli anni Novanta erano bestioni con prestazioni ‘da professionisti’), a portatili come il PowerBook 100 (il primo vero portatile compatto di Apple), il PowerBook Duo 280c e il PowerBook 5300 (anche quest’ultimo, quando uscì nel 1995, fu considerato uno dei portatili più veloci e capaci dell’epoca, e ricordo che nella versione più completa la macchina costava quasi undici milioni delle vecchie Lire). Fra le macchine di annate più recenti: un PowerBook G3/400 “Lombard”, due PowerBook G4 Titanium, due PowerBook G4 aluminium (un 12″ e un 17″), due iBook G3 ‘conchiglione’ e un Power Mac G4 Cube collegato a un bellissimo Apple Cinema Display da 22″ (il modello in policarbonato semitrasparente uscito nel 1999/2000). Il Mac principale, e unico Mac con processore Intel che possiedo, è un MacBook Pro 15″ di metà 2009, con 8 GB di RAM e un hard disk da 500 GB, usato prevalentemente in configurazione da scrivania con un monitor esterno (un LG Flatron W2243S), una tastiera Apple estesa (l’ultimo modello, piatto, non wireless) e un Magic Mouse.
Ovviamente non ho spazio a sufficienza nel mio appartamento per mantenere tutta questa collezione in mostra. Molti dei Mac citati sopra (e l’elenco non è nemmeno completo…) sono conservati in un armadio, ma tutti vengono periodicamente riesumati per controllarne lo stato di salute. Si tratta pur sempre di una collezione. I Mac che tendo a utilizzare maggiormente sono i G3 e i G4, specialmente i due PowerBook aluminium da 12 e 17 pollici, e uno dei due PowerBook Titanium.
Perché vintage
Non ho riascoltato la puntata del podcast nella sua interezza, ma volevo approfondire il discorso alla base della mia scelta di continuare a utilizzare computer e dispositivi considerati obsoleti.
Per tutti i Mac vintage che uso tuttora ogni giorno vale lo stesso assunto di base: da un punto di vista esclusivamente tecnico, sono macchine obsolete, ma non hanno smesso di essere macchine utili. Almeno per me. Ognuno di questi Mac ha caratteristiche che lo rendono ideale per svolgere un determinato compito:
- Il PowerBook G4 12″, pur non essendo leggero e sottile come un MacBook Air, rimane il portatile più compatto che possiedo, ed è perfetto per quando lavoro fuori casa e non voglio portarmi appresso un bagaglio ingombrante.
- Il PowerBook G4 17″ ha la stessa risoluzione del mio MacBook Pro 15″ (1440×900), ma in uno schermo fisicamente più grande e, soprattutto, antiriflesso. Per questo lo utilizzo come macchina per la gestione degli archivi fotografici. E visto che il masterizzatore CD/DVD del MacBook Pro è morto da un pezzo, il PowerBook G4 17″ è anche l’unico Mac ad avere un masterizzatore DVD integrato funzionante. (Il PowerBook da 12 pollici ha un’unità combo, che non masterizza DVD).
- Il PowerBook G4 Titanium contiene alcuni software che non ho modo di installare altrove (come alcuni dizionari tecnici che legano la licenza a una particolare macchina) e tutta una serie di archivi personali che mi è comodo avere su questo Mac. Per non parlare del fatto che, avendo trovato una batteria più nuova di quella che possedeva originariamente, è al momento il portatile Mac con l’autonomia maggiore (quattro ore abbondanti), e quindi lo porto con me quando so che mi dovrò trattenere molto tempo in luoghi privi di prese di corrente a portata di mano.
- Il PowerBook G3 Lombard, oltre a essere una macchina ergonomicamente ottima per scrivere, ha la peculiarità di essere uno degli ultimi Mac ad avere una porta SCSI di serie. Questa macchina mi è utile quindi per collegare vecchie periferiche SCSI che utilizzo, fra le altre cose, per recuperare dati da supporti obsoleti e trasferirli su supporti attuali.
- Uno dei due iBook colorati, il G3/300 blueberry, è diventata la mia macchina Mac OS 9. Uso ancora Mac OS 9 per certe applicazioni e giochi che non si comportano bene nell’ambiente Classic sotto Mac OS X (fino a 10.4 Tiger).
- Il Power Mac G4 Cube, come già accennato nel podcast, è il Mac vintage che più si integra nel mio flusso di lavoro, servendo come macchina gregaria per tenere sott’occhio tutta una serie di informazioni (Feed RSS, altri pannelli aperti in Safari o TenFourFox, ecc.). Utilizzo il Cube e il suo grande monitor da 22″ anche per guardare film in DVD, dato che, come ho già detto, l’unità ottica del MacBook Pro è andata a farsi benedire. Infine al Cube è collegato un vecchio scanner Canon USB il quale, malgrado abbia quasi 12 anni, fa ancora il suo lavoro e va benissimo per effettuare quelle quattro scannerizzazioni settimanali.
Il discorso software
Da un punto di vista software, il ricorrere a Mac datati con processore PowerPC su cui gira al massimo Mac OS X 10.4 Tiger o 10.5 Leopard, non è perché queste macchine abbiano programmi migliori o chissà cosa. In un articolo di marzo 2011, lamentando il fatto che Rosetta (un software che permetteva in Mac OS X 10.6 Snow Leopard di eseguire vecchie applicazioni PowerPC dentro l’architettura Intel) non sarebbe stato parte dell’allora prossimo Mac OS X 10.7 Lion, scrissi:
Giusto per capirci, non c’entra nulla l’appassionato di Mac vintage che è in me. Non è questione di essere affezionati a un passato che non c’è più, o una reazione capricciosa alla filosofia del ‘guardare sempre avanti’ estremamente caratteristica di Apple dopo il ritorno di Steve Jobs nel 1997–98. È questione di non poter più utilizzare comodamente tutta una serie di applicazioni che a suo tempo ho regolarmente pagato (e non poco), e che non ho mai avuto l’esigenza di aggiornare, perché semplicemente vanno benissimo così. Non sto parlando di vecchi shareware (anche se ve ne sono), ma di software come Adobe Photoshop CS, Adobe Acrobat Professional 6, FileMaker Pro 6, Microsoft Office 2004.
Acquistare versioni aggiornate di quei software è una spesa ingiustificata per l’uso che ne faccio, e al tempo stesso mi trovo a utilizzarli con sufficiente frequenza che non è fattibile (almeno per ora) abbandonarli.
Quei software tornano ancora utili per il mio lavoro, e quindi ha senso avere un paio di Mac PowerPC a cui affidarmi quando ho necessità di utilizzarli.
Una domanda che mi viene spesso rivolta quando spiego che uso ancora Mac d’annata riguarda le prestazioni. “Andranno lentissimi” è la reazione comune, specie di chi si ferma alle pure specifiche tecniche. Il Cube ha un processore G4 a 450 MHz. In quanto a mera potenza di elaborazione, si tenga presente che un iPhone 3GS ha un processore da 833 MHz (rallentato a 600 MHz per questioni di risparmio energetico) — da un confronto del genere, il Cube ne esce teoricamente umiliato. Ma confronti provocatori a parte, come sanno bene gli utenti Mac nuovi e vecchi, le specifiche del processore non sono tutto. È l’esperienza utente l’elemento fondamentale, ossia come reagisce il Mac durante l’uso quotidiano. E qui le cose si fanno forse sorprendenti per chi è arrivato al Mac solo adesso e la sua prima macchina è stata un MacBook Core Duo o Core 2 Duo.
Ovvio, in quei compiti che richiedono una certa potenza di elaborazione, un povero PowerBook G4 o un Cube mostrano immediatamente i loro limiti: fare editing video, per esempio, è puro masochismo. I tempi sono eterni, l’interfaccia è poco reattiva, eccetera. Se invece prendiamo in considerazione applicazioni più leggere, come la gestione della posta elettronica, la navigazione del Web, l’ascoltare musica in iTunes, effettuare semplici operazioni di fotoritocco, consultare e annotare PDF, gestire i feed RSS, e simili attività, non c’è questa grande differenza fra il mio PowerBook G4 12″ del 2004 e il MacBook Pro del 2009 (e, da quel che ho visto, anche Mac più recenti). L’altro giorno notavo anzi come sembrasse quasi più scattante Mail.app sotto Mac OS X 10.4 sul Cube che Mail.app sotto Mavericks sul MacBook Pro…
Riassumendo, per operazioni non particolarmente esose di risorse CPU, le prestazioni di un PowerBook G4 o di un Power Mac G4 Cube sono ancora accettabili. (Mi piacerebbe possedere un Power Mac G5 per inserire un ulteriore elemento di confronto: chi lo possiede mi dice che funziona tuttora molto bene anche per compiti più complessi).
Qualche link di approfondimento
Per finire, a chi trova queste tematiche interessanti, ripropongo una serie di articoli da me scritti in passato che trattano nello specifico alcuni dei Mac e dei dispositivi vintage, come il Newton, che uso ancora oggi.
Apple e Mac:
- Potenza al Cubo (7 dicembre 2008)
- Una sessione con il Duo (14 dicembre 2006)
- PowerBook 5300: un esperimento di sopravvivenza informatica (21 novembre 2005)
- Mac OS X: Ritorno al futuro (1 marzo 2005)
- Un’altra pagina di storia Apple: Parte 1 e Parte 2 (giugno 2008)
Newton:
- Appunti sul riconoscimento della scrittura nel Newton e in Inkwell (30 maggio 2008)
- Frammenti di storia del Newton: Parte 1, Parte 2, Parte 3, Parte 4 (febbraio 2009)
- I compromessi nella realizzazione di un dispositivo portatile: Parte 1 e Parte 2 (aprile 2009)