Sostituzione iPhone: tabella di marcia (1)

Mele e appunti

31 agosto 2009 — Ore 17:45 — Telefono all’assistenza Apple e spiego il problema (una crepa nella plastica di iPhone che parte dal connettore Dock). L’impiegato apre una pratica di riparazione, effettua una serie di verifiche, e alla fine mi comunica che un incaricato UPS passerà a casa mia a ritirare iPhone entro due giorni lavorativi, e che iPhone sarà sostituito e rispedito in altri 5–6 giorni lavorativi. Mi dice di fare un backup di sicurezza e di lasciare all’incaricato UPS solo il telefono senza accessori (e senza SIM, naturalmente).

1 settembre 2009 — Ore 12 — Con mia sorpresa l’incaricato UPS mi chiama per verificare che io sia in casa. “Ci sono, l’aspetto”, gli dico. Collego iPhone a iTunes, faccio il backup, poi mi collego a MobileMe ed effettuo un remote wipe, la cancellazione dei dati da remoto. Nell’email di conferma, si dice che l’operazione di remote wipe è iniziata (ore 12:20) e che potrebbe tardare fino a due ore. iPhone rimane acceso con il logo Apple e presumo si spegnerà automaticamente a operazione conclusa. Questo dico all’incaricato che nel frattempo è sopraggiunto (ore 12:45). Lui mi dice: “Nessun problema”, e aggiunge: “Se non ci sono problemi dopodomani dovrebbe già arrivare l’altro iPhone”. Ancora stupito per la celerità, saluto il simpatico omino UPS e gli auguro una buona giornata.

Ancora brevi ed eventuali

Mele e appunti

Sto ancora smaltendo gli arretrati di quasi un mese di posta elettronica non letta e centinaia di feed. La tentazione di ‘marcare tutto come letto’ è forte, ma ho sempre paura di perdere qualche messaggio o notizia davvero interessanti, anche se non sono freschi di giornata. Se qualcuno mi ha inviato email private durante il mese di agosto e non ha ricevuto risposta, prego di pazientare. Non sono un veloce in queste cose né voglio esserlo, preferendo scrivere messaggi quando ho tempo e l’attenzione è al massimo che non quattro righe affrettate a testimoniare che ‘ci sono’ ma in realtà non è così.

Detto questo, e venendo al blog, non sono ancora riuscito a trovare un argomento che valga la pena portare in primo piano, per cui continuerò nel tono colloquiale del post precedente, condividendo disordinatamente qualche appunto e frammento dei più vari.

Ancora sul (secondo) nuovo MacBook Pro — Dopo la sfortuna legata al primo acquisto effettuato a giugno (il pixel morto), devo dire che il secondo modello va benissimo e non mi sta dando problema alcuno. Come ricorderete, ho attraversato momenti di forte indecisione e non sapevo se restituire o no il MacBook comprato a giugno: in fin dei conti un solo pixel morto, in un computer destinato a essere collegato a un monitor LCD esterno il 90% del tempo, non sembrava un gran dramma. Alla fine però ho pensato: il denaro è buono ed è giusto esigere un Mac perfetto. È stata un’ottima decisione, in quanto sono riuscito ad acquistare il secondo MacBook Pro a un prezzo decisamente più conveniente del primo; questo perché, grazie all’intervento di mia moglie che lavora nel settore dell’educazione, ho potuto usufruire dello sconto su Apple Store Education, e abbiamo ordinato lo stesso modello di MacBook Pro 15″ (2,66 GHz) e, aggiungendo persino l’Apple Care, il prezzo finale è stato inferiore rispetto al normale prezzo di listino per questo modello. In più la banca dove mia moglie ha il conto aveva una convenzione per il finanziamento estremamente vantaggiosa, sempre legata al settore educativo: in pratica è possibile pagare il computer a rate fino a 36 mesi senza interessi. Fatti i dovuti calcoli, rispetto al primo acquisto e relativo finanziamento (annullati dopo la restituzione del MacBook Pro difettoso) il risparmio finale è di più di 400 Euro. Da parte di Apple la gestione dell’ordine è stata decisamente soddisfacente, come era da aspettarsi. Inviato il bonifico bancario il 22 luglio, il 24 ricevevamo conferma e il MacBook partiva dall’Olanda per arrivare qui il 29 luglio in mattinata, prima che partissi per le ferie.

Per quanto riguarda il MacBook Pro valgono sempre le impressioni positive già esternate in questa sede; devo però aggiustare leggermente il tiro parlando della temperatura del Mac. Nell’articolo linkato scrivevo:

Sulla temperatura si va sempre un po’ nel soggettivo: dopo una giornata di utilizzo, sia alimentato, sia con batteria, il MacBook Pro è tiepido ma non raggiunge mai una temperatura fastidiosa tanto da non poter essere tenuto sulle ginocchia, per dire. Ovviamente si scalda di più quando la scheda grafica di turno viene stressata, e la parte più calda è quella nei dintorni del connettore MagSafe (diciamo la zona dell’altoparlante sinistro, a grandi linee), ma ho notato anche che, finito il compito stressante, il Mac si raffredda piuttosto rapidamente. 

In tutta onestà, c’è una discreta differenza nella temperatura del portatile quando viene usato con il sistema grafico NVIDIA GeForce 9400M e con la scheda grafica NVIDIA GeForce 9600M GT. Dopo molte ore d’uso con la 9400, il MacBook Pro rimane sostanzialmente fresco e utilizzabile anche sulle ginocchia. Con la 9600 non è così, e il portatile si scalda in maniera decisamente percettibile, tanto da non poter essere tenuto sulle gambe in maniera confortevole. Mi andava di puntualizzarlo.

Invece, un salto enorme a livello prestazionale riguarda Time Machine, e questa è una piacevole, recentissima scoperta. Ho riformattato la partizione del disco esterno dedicata a Time Machine che usavo con il PowerBook G4, per poterla riutilizzare con il nuovo MacBook Pro (avendo fatto la migrazione dei dati fra le due macchine non ho perso nulla), e già al primo backup, quello in cui Time Machine fa una copia dei contenuti del disco del Mac, la velocità era notevole. Non sono stato col cronometro in mano, ma il tempo trascorso per trasferire 54 GB di backup è stato decisamente inferiore di quando trasferii i 30 GB del primo backup del PowerBook G4 a ottobre 2007. Inoltre i piccoli backup successivi avvengono più rapidamente rispetto al PowerBook G4 e con un dispendio di risorse processore del tutto risibile. Ricordo che con il PowerBook G4 ogni volta che partiva un backup di Time Machine significava ventole al massimo, processore soffocato al 100% di risorse CPU, e difficoltà nel portare avanti qualsiasi altro compito. Sul MacBook Pro neanche me ne accorgo, e la volta che ho avviato Monitoraggio Attività per pura curiosità, il processo del backup sfiorava appena il 20% di uno dei due core del processore.

iPhone lettore di eBook — Malgrado le mie opinioni sui libri elettronici non siano cambiate e continui a preferire il libro in formato cartaceo, devo dire che in vacanza mi sono sorpreso a leggere più volte usando iPhone, questo grazie soprattutto a Eucalyptus, un’ottima applicazione di cui ho già parlato. Mi sono riletto due classici che non leggevo da anni: Around the World in 80 Days di Jules Verne, e The Castle of Otranto di Horace Walpole. Il programma formatta i testi del progetto Gutenberg in maniera piacevole e leggibile, e la vista mi si è affaticata un po’, ma meno di quanto pensassi. Dato che le pagine, in un formato così piccolo, racchiudevano poco testo rispetto ai libri in formato classico, notavo in me una certa impazienza nel proseguire la lettura, e quindi leggevo di più e più rapidamente.

Sempre parlando di iPhone, oggi ho potuto chiamare l’assistenza Apple per richiederne la sostituzione in garanzia, dato che a fine luglio, giusto prima di partire per le ferie, mi sono accorto di una piccola crepa in uno degli angoli della presa di connessione Dock. Se tutto va per il verso giusto, dovrei avere un iPhone nuovo nel giro di 7–8 giorni. Considerando che la garanzia scade il 18 settembre, meno male che ho notato il problema in tempo. Vi terrò informati anche su questa procedura, nel caso possa servire ad altri con lo stesso problema.

32 o 64 gatti? — Non sono ancora passato a Snow Leopard e sto aspettando che mi giunga il DVD, secondo il programma Up-to-Date a cui ho diritto. Nel frattempo mi godo le varie discussioni su forum e mailing list, dove un sacco di gente non fa altro che parlare di 32 bit e 64 bit, di come essere sicuri che il Mac si avvii a 64 bit, dei vantaggi e degli svantaggi, e via discorrendo. Fino all’altroieri era un non problema per la stragrande maggioranza dell’utenza Mac. Oggi sembra che se il tuo Mac non supporta i 64 bit non sei nessuno. Meno masturbazioni mentali e più buonsenso, gente. Non vedo l’ora di avere per le mani il leopardo bianco per poter parlare di tutto meno che di questo.

Si rientra e si ringrazia

Mele e appunti

Eccomi di nuovo al timone, dopo quasi un mese di sudate vacanze. Come dicevo nell’ultimo post prima di ‘scollegarmi’, le mie vacanze comprendono sempre un distacco anche da Internet, che continuo a trovare estremamente salutare in quest’epoca always on, in cui pare si debba sempre stare accesi ventiquattr’ore al giorno, tutti i giorni dell’anno. Io non ci riesco, e voglio passare un certo periodo dell’anno senza avere in faccia il Web, la posta elettronica, Twitter, ecc., durante le mie ore di veglia. È davvero sorprendente come cambi l’intero aspetto di una giornata, come le ore sembrino più lunghe, più ricche di cose piacevoli, come vi sia più tempo da dedicare a chi e a che cosa mi sta intorno, e anche tempo da dedicare a passioni come la lettura, la scrittura creativa, la fotografia. Tutte attività che spero sempre di distribuire in modo omogeneo durante tutto l’anno, ma che alla fine mi tocca relegare in qualche ritaglio di ritaglio di tempo, visto che il lavoro e l’attività online si prendono una bella porzione della mia giornata tipo.

E dato che certi appuntamenti lavorativi non conoscono ferie, anche ad agosto ho dovuto attivarmi, e ho avuto necessità di collegarmi a Internet almeno due volte: una per scaricare il materiale da tradurre, e l’altra per inviare il materiale tradotto. In genere passo le vacanze estive in campagna, dai miei genitori in Lunigiana, e loro non hanno una rete telefonica fissa. Gli anni scorsi mi arrangiavo collegando il PowerBook al cellulare italiano, ma i costi, senza fare alcun abbonamento dati, stavano diventando proibitivi. Quest’anno il comune di residenza dei miei genitori ha avuto problemi tecnici con il servizio Internet gratuito che offre da qualche tempo a questa parte, per cui ho dovuto cercare altri Internet Point nelle vicinanze. La zona in cui passo le vacanze si sta informatizzando a piccoli passi, ma alla fine ho trovato due luoghi ben organizzati e relativamente economici, e mi sembra giusto menzionarli e ringraziarli in questa sede.

Uno è Spazio Computers in Via XX Settembre 25 ad Aulla (MS): è un piccolo ma efficiente negozio di informatica con due postazioni Internet. In più offrono la possibilità di collegarsi anche con il proprio portatile, seduti su una comoda poltroncina e con tanto di piano d’appoggio sulle gambe per posizionare bene il portatile. Si paga un Euro per venti minuti di connessione, ma la simpatica ragazza che mi ha assistito non è stata a cronometrare il mio tempo di connessione, e mi ha fatto pagare un Euro anche se probabilmente mi sono collegato per più tempo. Lì ho trovato anche un lettore di schede 8‑in‑1 della Digicom, molto compatto, ideale per il nomade informatico con macchina fotografica. Ma soprattutto ho trovato professionalità e cortesia.

L’altro è ZanziBar, in via G. Rossa a Pallerone (MS). Ho avuto la fortuna di trovarlo proprio il giorno in cui riapriva dopo le ferie, e io avevo urgenza di inviare il lavoro prima che si facesse troppo tardi. In questo locale è adibito un hotspot Wi-Fi e ci si può collegare a Internet con il proprio portatile. Si acquistano delle schede orarie a cui viene associato un account e ci si collega fino a esaurimento del tempo. Io avevo solo bisogno di mezz’ora, e dato che non sarei tornato lì molto presto (ripartivo per la Spagna due giorni dopo), la titolare del bar è stata molto gentile e mi ha concesso di collegarmi con il suo account personale. 45 minuti di collegamento mi sono costati 4 Euro, ma ne è valsa la pena: la connessione è stata veloce e il servizio ottimo. Collegandomi a Internet attraverso il mio cellulare TIM avrei speso molto di più e non avrei avuto una connessione veloce (solo GPRS), quindi non mi lamento.

* * *

È stato anche piacevole leggere i ringraziamenti di chi ha letto e apprezzato il libro Macintosh Story di Lucio Bragagnolo, libro al quale ho dato il mio contributo in questa più recente seconda edizione. È stato un onore collaborare e un piacere preparare i miei pezzi. I tempi erano ristretti come al solito, ma Lucio ed io abbiamo fatto una bella galoppata produttiva e sono soddisfatto del risultato.

Grazie anche a chi ha continuato a visitare il mio blog malgrado l’assenza di nuovi contenuti.

Le trasmissioni riprendono, dunque, proprio lo stesso giorno in cui esce Mac OS X 10.6 Snow Leopard. Avendo acquistato il mio nuovo MacBook Pro lo scorso 24 luglio, ho diritto ad acquistare Snow Leopard a 8,95 Euro, secondo il programma Up-to-Date. Spero arrivi presto, così potrò inaugurare un nuovo ‘Diario di bordo’ di impressioni e osservazioni, come già feci a ottobre 2007 con Leopard.

Il lungo, lento declino di Microsoft

Mele e appunti

Daring Fireball: Microsoft’s Long, Slow Decline: Ogni tanto John Gruber supera se stesso e scrive un pezzo d’opinione davvero egregio, come in questo caso. Il miglior servizio che posso rendere a lui e ai miei lettori è tradurlo integralmente. Non è breve, ma vale la pena.

Durante la scorsa settimana sono apparse due notizie interessanti riguardo al mondo Windows. La prima, di Joe Wilcox, su un resoconto di NPD in cui si dichiara che ora Apple detiene il 91% del mercato dei computer di fascia medio-alta. La seconda sono i risultati fiscali di Microsoft per il trimestre appena chiuso, in cui si nota una perdita di un miliardo di dollari nel fatturato rispetto alle proiezioni e un calo del 17% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Intendiamoci, Microsoft continua a essere un’azienda molto redditizia. Tuttavia non ha mai riportato cali di anno in anno così consistenti, né si è mai visto un divario così marcato fra guadagni stimati ed effettivi. Qualcosa non quadra.

Quel che è ancora più allarmante osservando i dati di Microsoft è che il fatturato della divisione PC Windows ha subito un calo di anno in anno ancora più pesante: 29 percento. Una spiegazione può essere l’arrivo di Windows 7 a ottobre; dato che si tratta di una major release, è prevedibile un calo di fatturato di Windows nei mesi immediatamente precedenti la sua introduzione.

Ma il commercio del sistema operativo di Windows non è affar nuovo, e non è mai stato particolarmente ciclico. Il fatturato di Windows, prima del trimestre appena concluso, si è sempre mosso in una direzione: verso l’alto.

Windows è al centro di ogni attività lucrativa di Microsoft. Microsoft vende Windows, e poi vende software che gira su Windows. Windows è l’elemento trainante, e Microsoft gli sta dietro. Però adesso Windows sta andando male.

Un discorso da fare può essere che la colpa sia dell’economia globale, non di Microsoft (questa sembra essere la giustificazione data dalla dirigenza Microsoft). Ma non tutte le aziende del settore sono state colpite dalla crisi. Google va benone, e Apple ha riportato cifre da record per un trimestre non natalizio nei suoi ultimi risultati fiscali.

Apple opera nella stessa economia di Microsoft, e le vendite di Mac sono in aumento. E le cifre del resoconto prima menzionato sono semplicemente impressionanti. Va tenuto presente, però, che il resoconto di NPD si riferisce specificamente alle vendite retail dei computer; l’articolo di Wilcox non lo chiarisce. Ma il fatto che quelle cifre non rappresentino tutte le vendite di computer non le rende meno impressionanti. Le cose non sono sempre andate in questo modo. NPD ha effettuato le stesse rilevazioni al principio del 2008, e in quel periodo la quota di mercato di Apple per il mercato di fascia medio-alta (computer da mille dollari in su) era solo del 66%. Ripeto: la quota di Apple in questo segmento è cresciuta dal 66 al 91 percento in un anno e mezzo.

Apple è sempre stata in competizione nella fascia medio-alta del mercato dei computer. Ma storicamente non è mai accaduto che Apple abbia venduto la maggioranza dei computer di fascia medio-alta. Anche considerando che i numeri di NPD rappresentano soltanto vendite retail, vi è forse qualche ragionevole dubbio che la quota di Apple nel mercato non retail per i computer di fascia medio-alta stia anch’essa crescendo?

La forte crescita di Apple in questo segmento è un segno che il mercato si sta rivoltando contro Windows. Se non altro perché Apple non è mai entrata nel mercato dei computer a basso costo, si è sempre potuto notare come gli acquirenti più attenti al prezzo fossero utenti Windows. Non era vero il contrario, però — non tutti gli utenti Windows erano dei pezzenti.

Oggi, tuttavia, a Microsoft rimangono sempre più quegli utenti la cui priorità davanti a tutto è il prezzo.

Una semplice domanda diretta

Durante il boom del dot-com nella seconda metà degli anni Novanta, una procedura standard in molte aziende di sviluppatori Web e designer professionali era quella di avere sulle scrivanie due computer: un PC Windows e un Mac. Uno per lo sviluppo principale, l’altro per le prove sui browser dell”altro’ sistema operativo (la virtualizzazione non era ancora affar semplice).

Ma quale scegliere come piattaforma primaria? Molti ne hanno scelta una, molti l’altra. Ma era un gruppo di prova davvero interessante, perché esposto a entrambe le piattaforme. Questi sviluppatori Web non erano come quelle persone che, in una specie di atteggiamento tribale, affermano di disprezzare l’una o l’altra piattaforma senza averla nemmeno provata. Gli sviluppatori Web dovevano conoscere sia Mac che Windows, almeno con un po’ di familiarità, e la verità è che molti, se non la maggioranza, preferivano Windows.

Oggi, semplicemente, non è più così. Microsoft ha perso quasi tutto il proprio mercato. Le persone che amano i computer oggi preferiscono di gran lunga utilizzare i Mac. Il problema centrale di Microsoft è che ha perso i cuori degli appassionati di computer. Le persone comuni, nello scegliere una piattaforma di computer, non si mettono a pensarci nei minimi dettagli e con la passione dei nerd perché, beh, non sono nerd. Ma i nerd sono gli indicatori più importanti.

Questo è vero in molti altri mercati di ampio respiro, non è solo limitato ai computer. Microsoft sta sempre più sembrando l’equivalente digitale della General Motors. Gli appassionati di automobili hanno perduto interesse nelle vetture di General Motors molto prima della gente comune; sta accadendo lo stesso a Windows.

Oppure prendiamo in considerazione le fotocamere. Aziende come Canon e Nikon creano la maggior parte del loro fatturato dalla vendita di macchine consumer punta-e-scatta. Ma sono anche in estrema concorrenza nella fascia più alta del mercato. Gli appassionati sono clienti preziosi non soltanto perché acquistano prodotti costosi per se stessi, ma anche perché, in quanto appassionati, tendono a consigliare ad altre persone i prodotti che conoscono bene. Il maniaco della fotografia che è entusiasta della sua Canon SLR da 2.500 dollari probabilmente consiglierà molte Canon compatte da 250 dollari ad amici e familiari.

Vista è stato un disastro per Microsoft. Windows 7 dovrebbe essere la luce in fondo al tunnel. Ma la migliore opinione generale su Windows 7 è che non è destinato a essere quella completa e totale porcata che è stato Vista. Che è qualcosa che spingerà gli utenti di XP ad aggiornare davvero, stavolta. Che è qualcosa che, quando arriverà preinstallato su ogni macchina nuova, non spingerà la gente a chiedere come fare a tornare a Windows XP.

Ma nessuno sembra sostenere che Windows 7 sarà qualcosa che farà venire la tentazione agli utenti Mac di passare a Windows, o che spingerà gli switcher, i convertiti a Mac dell’ultima ora, a tornare sui propri passi. Non pare nemmeno essere motivo di dibattito. Ma se Windows 7 è davvero minimamente buono, perché non potrebbe tentare almeno un piccolo segmento di utenti Mac a passare a Windows? In fin dei conti è accaduto con Windows 95, 98 e XP.

Microsoft sembra aver concesso che gli appassionati che sono passati a Mac in questi ultimi anni sono utenti persi senza rimedio. Lo scopo di Microsoft nel realizzare Windows 7 sembra essere semplicemente di creare qualcosa migliore di Vista. Se Microsoft fosse un’azienda sana, efficiente e competitiva, capace di valutare onestamente i propri insuccessi e con la volontà di farlo (come la Microsoft degli anni Novanta, che conquistò l’intera industria), il suo obiettivo avrebbe dovuto essere quello di creare qualcosa non solo migliore di Vista, ma migliore di qualsiasi altro prodotto sul mercato, Mac OS X compreso.

Uno scherzo

Le prove che Microsoft ha perso il settore più redditizio del mercato stanno guardando i dirigenti Microsoft dritti negli occhi, ma, a giudicare dal loro comportamento e dalle dichiarazioni pubbliche, questi sembrano pensare che sia tutto un grosso scherzo. Dovrebbero avere i sudori freddi, invece se la ridono.

Due settimane fa, Microsoft ha tenuto la sua annuale Worldwide Partners Conference. Un estratto di alcune affermazioni di Kevin Turner (un ex-dirigente della catena Wal-Mart che ora è COO di Microsoft) ha fatto il giro della rete. Quel che ha attratto l’attenzione erano alcuni commenti di Turner su una chiamata che ha ricevuto da un avvocato di Apple in merito alla campagna pubblicitaria “Laptop Hunters” di Microsoft. Dalla trascrizione di Microsoft:

E allora abbiamo realizzato questi spot pubblicitari sul valore dei PC. Avvicinare la gente e chiedere “Quanto siete disposti a spendere?”. E la risposta era “Oh, meno di 1.000 dollari”. Beh, vi diamo 1.000 dollari. Entrate in negozio e vedete quel che potete comprare. E poi escono dal negozio e mostrano il loro acquisto. Sono annunci assolutamente senza copione.

E sapete perché so che stanno funzionando? Perché due settimane fa ci ha chiamato il reparto legale di Apple e ci hanno detto (è una storia vera, eh?)… Ci hanno detto “Ehi, dovete smettere di mandare quegli spot pubblicitari. Abbiamo abbassato i prezzi”. Li hanno abbassati di cento dollari o qualcosa del genere. È stata la telefonata più bella che abbia mai preso da quando lavoro in questo business. (Applausi).

Ho fatto le piroette nei corridoi. All’inizio ho detto “Ma è uno scherzo? Chi è lei?”, non capendo l’opportunità. E allora continueremo e continueremo e continueremo a mandare quegli spot.

Questa vicenda è interessante se non altro perché prova che Apple tiene d’occhio gli spot pubblicitari di Microsoft. Ma ho sempre immaginato che questa sia la procedura normale del reparto legale di qualsiasi azienda quando un concorrente manda in onda uno spot in cui afferma cose non vere. Ecco perché difficilmente si vedono confronti diretti di prezzi negli spot televisivi: i prezzi cambiano. E, infatti, una settimana dopo, Microsoft ha modificato gli spot togliendo il riferimento specifico ai prezzi dei Mac. Ah, che birichino quell’avvocato.

Ma la parte veramente interessante delle affermazioni di Turner a quella conferenza è ciò che ha detto immediatamente prima del pezzo citato sopra, quando ha affrontato l’argomento Apple:

Adesso parliamo di Apple. Che fare con i loro spot pubblicitari? È stato un anno fa. Santo Dio, quando sono tornato a casa per le vacanze, tutti, fratelli sorelle cugini, tutti mi hanno detto “Speriamo tu non abbia nulla a che fare con il marketing in Microsoft. Che cosa avete intenzione di fare per rispondere a quella campagna?”

State sintonizzati, state sintonizzati, state sintonizzati. Wow. Non gli abbiamo forse risposto per le rime? Gli spot PC Hunter, gli spot PC Rookie sono stati certamente vincenti sul mercato.

Così vincenti sul mercato che le vendite dei portatili Apple sono aumentate lo scorso trimestre, e il resto dell’industria è andato in calo. (Forse Microsoft farebbe meglio a misurare l’efficacia dei suoi spot osservandone gli effetti sulle vendite, invece di concentrarsi sul numero di telefonate che riceve dai legali di Apple).

Poi arriva il vero e proprio spaccato del modo di pensare di Microsoft:

Ho preso questo dall’edizione domenicale del mio giornale. Venendo dal retail, ho questa vecchia abitudine di guardare gli annunci e le offerte che pubblicano i giornali la domenica. Questo è preso direttamente dal giornale di domenica scorsa. È un confronto preso da un grosso retailer di elettronica che dice che potete acquistare un MacBook da 13,3″ per 1.199 dollari e guarda un po’, dallo stesso retailer si può comprare lo stesso PC con più RAM, un disco rigido più capiente e uno schermo di quasi tre pollici più grande per 649 dollari. Che opportunità incredibile.

E quindi la posizione ufficiale di Microsoft sul crescente dominio di Apple nel settore medio-alto del mercato è che Apple sta facendo pagare centinaia di dollari in più in margini puri (500 dollari nell’esempio fatto da Turner). Mentre i computer che Microsoft sceglie come oggetto di vanto in una importante conferenza sono portatili da 17″ che costano 650 dollari, pubblicizzati negli inserti domenicali di Best Buy [una catena analoga a Mediaworld e simili].

Non vi è dubbio che i retailer vendano decine di milioni di portatili Windows a buon mercato ogni anno. Ma nessuno che abbia occhi per vedere pensa che siano macchine minimamente paragonabili ai MacBook di Apple sotto il profilo qualitativo. Anche senza accendere i computer, chiunque può notare la differenza in design e qualità costruttiva. Anzi, non è nemmeno necessario guardare: basta prenderli in mano e sentire quale fra i due cigola. Apple sta vendendo più MacBook a ogni trimestre. Microsoft pensa di far bella figura perché Best Buy vende un Dell da 17 pollici per 650 dollari.

Turner non è solo. Lo scorso aprile, quando iniziò la campagna PC Hunter, David Webster, general manager per il brand marketing di Microsoft, in un’intervista con Dan Lyons di Newsweek, ha dichiarato:

(Webster) dice che l’idea è stata quella di sfruttare la campagna “Get a Mac” di Apple a favore di Microsoft. “Noi associamo le persone vere all’idea di essere PC, (ma poi Apple) finisce per essere ingenerosa e scortese, per come tratta i clienti”, dice. “Per me è chiaro che Apple stia insultando i propri clienti”. Allo stesso tempo non riesce a trattenersi dal fare una battuta sulla preziosità di certi utenti Mac. “Non tutti vogliono un computer che è stato lavato con lacrime di unicorno”.

Citando questo frammento, scrissi:

Sembra chiaro che la posizione di Microsoft sulla crescita delle vendite di Mac è che non ci sia niente di sbagliato in Windows e niente di giusto nel Mac, ma piuttosto che vi sia qualcosa di sbagliato negli utenti Mac.

Microsoft non sta più ignorando la crescita della quota di mercato di Apple e il successo della campagna pubblicitaria “Get a Mac”. Ma il messaggio degli spot di Apple è che i Mac sono migliori; la risposta di Microsoft è un messaggio che già tutti conoscono: che i PC Windows costano meno. I dirigenti marketing e retail di Microsoft abbracciano pubblicamente l’opinione per cui, adesso che tutti vedono che i computer Apple sono cool, Microsoft ha davvero messo Apple alle corde.

Sono un’azienda di software la cui piattaforma principale non piace più agli appassionati di computer. I suoi dirigenti non percepiscono o rifiutano di vedere che sta emergendo l’opinione diffusa (e non solo fra i nerd, ma anche fra un numero sempre più grande di utenti comuni) per cui i PC Windows sono macchine di seconda scelta. Continuano a dominare in termini di quota di mercato per unità vendute, certo, ma non perché la gente non riconosce che i PC Windows siano di seconda scelta; ma perché alla gente non importa, alla stessa maniera per cui a moltissima gente non importa comprare merci di scarsa qualità negli ipermercati.

Ma quello di vendere un miliardo di oggetti a basso costo e dai margini ridotti, per guadagnare sul volume del venduto, è esattamente il business degli ipermercati e delle grandi catene retail. Non è il business di Microsoft.

E nel settore del software per dispositivi mobili, il segmento a crescita più rapida dell’industria dei computer, la piattaforma di Microsoft è insieme inferiore e impopolare. Il suo piano per porre rimedio al problema è cambiare il nome della piattaforma.

Non sto dicendo che Microsoft capitolerà. È un’azienda troppo grande e troppo riconosciuta. Ritengo semplicemente che i suoi risultati fiscali di questo trimestre non siano stati una straordinaria aberrazione, ma anzi la prima prova fiscale di un lungo e lento declino cominciato diversi anni fa. 

Plug-in per il Dizionario di Mac OS X

Mele e appunti

Un prezioso suggerimento passato alcuni giorni fa da Nicola Strumia nella mailing list di Luca Accomazzi. Partendo da questa pagina è possibile scaricare un plug-in per l’applicazione Dizionario di Mac OS X che aggiunge un dizionario monolingue italiano. Facendo clic sul link “italian.dictionary” nella pagina di cui sopra si raggiungerà un’altra pagina per il download in cui è possibile trovare altri due plug-in: un dizionario rapido inglese-italiano e un dizionario rapido francese-italiano. Attenzione, questi ultimi due non sono bidirezionali, ossia non forniscono la traduzione anche dall’italiano all’inglese o dall’italiano al francese. In ogni caso li trovo tre buoni plug-in per un programma a mio avviso molto sottovalutato.